Quell’ultimo Natale del Vescovo Eugenio

Quell’ultimo Natale del Vescovo Eugenio

Il Natale cristiano porta sempre con sé l’esperienza della gioia e del dolore.

Come il Natale di Nostro Signore, così come quello di moltissimi cristiani e della stragrande maggioranza degli uomini e delle donne di questo nostro pianeta, anche il mio è tinto quest’anno non solo di gioia, ma anche con un po’ di dolore. In effetti, ho dovuto sottopormi a Berna, proprio nell’imminenza del Santo Natale, a un intervento di chirurgia ortopedica. Evidentemente, non esiste nessuna proporzione tra il dolore di Cristo sulla croce, tra quello di cui sono atrocemente afflitti miliardi di persone e la sofferenza fisica di chi subisce un intervento chirurgico in un ospedale moderno e superattrezzato come lo sono i nostri.

Tuttavia, un rapporto tra queste diverse manifestazioni della sofferenza umana esiste: sta nel fatto che tutti coloro che soffrono, indipendentemente dalla gravità della loro sofferenza, possono diventare, sull’esempio e credendo in Cristo, fonte di purificazione e di espiazione del male commesso da noi stessi, nella nostra società e nel mondo intero.

So benissimo che, paragonato alla stragrande maggioranza di chi soffre, posso avvalermi di un privilegio straordinario: quello di essere accompagnato dalla vostra preghiera. So di aver accumulato, grazie a voi, un patrimonio di preghiere così enorme, che mi permette di superare ogni difficoltà, come lo permetterebbe a qualsiasi altra persona.

La difficoltà maggiore, del resto, non viene mai dalla sofferenza fisica e morale in quanto tali, bensì dall’accettare la malattia come un segno della presenza di Dio nella nostra vita. Di fronte a questo segno siamo invitati a pronunciare interiormente il nostro “sì”, come ci invita a fare la preghiera modello del cristiano, il Padre Nostro: “sia fatta la tua volontà”.

Natale 1994