ISAIA – IL PROFETA DELL’AVVENTO

ISAIA – IL PROFETA DELL’AVVENTO

C’è il coraggio della parola e il coraggio del silenzio; c’è soprattutto il coraggio della verità. Come un profeta, ogni profeta. Ma chi è il profeta? Un seccatore? Un uomo inutile? Uno da non ascoltare? Chi è quest’uomo che potremmo forse chiamare “il giornalista di Dio? Allora chi è il profeta?

“Un uomo come gli altri, non degno certamente di parlare di Dio e a nome di Dio; ma scelto per questo. Per essere mandato. Fu questa anche la mia esperienza, nell’anno in cui morì il re Ozia, quando vidi il Signore seduto su un trono alto e elevato. ‘Io sono perduto – gridai in quell’istante – perché un uomo dalle labbra impure io sono e in mezzo a un popolo dalle labbra impure io abito; eppure i miei occhi hanno visto il re, il Signore degli eserciti’. Ma alla sua voce: ‘Chi manderò e chi andrà per noi?’, risposi: ‘Eccomi, manda me’. Ci sono istanti che ti segnano per sempre”.

Un’impresa non facile: ricordare l’alleanza a un popolo che l’aveva smarrita, insieme alla fiducia nel suo Signore.

“Un compito spesso amaro, eppure denso di vita: parlare di luce in un oceano di tenebre; annunciare un germoglio in un deserto; gridare e avvertire il vuoto, come eco impossibile. Era questa la mia missione: parlare senza essere ascoltato; annunciare e non essere capito; invitare e non essere seguito.

Ma perché quel popolo era di così dura cervice, come affermato da Mosè?

“Come leggere nel cuore di un uomo? Mi schernivano, ma forse piangevano alle mie parole; mi respingevano, ma forse sentivano il bisogno di parlarmi; mi cacciavano, ma forse era soltanto paura. Perché la verità fa paura, specie se respinta; se accolta, genera pace. La voce del profeta è soprattutto una domanda, a volte sferzante. Tiene svegli e vigilanti. D’altra parte è una scelta anche non voler sentire”.

La promessa che hai annunciato si è realizzata: il tempo è compiuto. E ora quale cammino ci attende ancora?

“Ogni uomo ha il suo deserto da attraversare prima di arrivare alla luce, alla terra promessa. Peccato, amarezza, conversione, speranza: è lunga la strada per far posto all’amore. La storia è un percorso che si ‘ripete’, oggi come allora: infedeltà e giustizia; ipocrisia e verità; cattiveria e pietà. Egoismo e generosità vivono insieme sui passi dell’esistere. È così da sempre: allora, per il mio popolo; oggi, per voi. Per questo l’invito di conversione è attuale e continuo, poiché ‘dalla conversione e dalla calma dipende la vostra salvezza, dalla quiete e dalla fiducia dipende la vostra forza’”.

Ma cosa dici all’uomo di oggi?

“Quello che dicevo allora. Non riporre fiducia in progetti superbi, in idoli vani, in ricchezze che sfioriscono e passano. Non affaticarsi in cose che non nutrono e non tolgono la fame, ma correre alle acque zampillanti che possono togliere la sete. Dico che l’orgoglio sarà piegato, la superbia sconfitta, soprattutto che ogni vanità rende il cuore stanco e deluso”.

E quale speranza possiamo ancora avere?

“La speranza è fiducia nel Dio che cammina con l’uomo; lui è perdono e dolcezza. E insieme fiducia, come dicevo già allora: ‘anche se i tuoi peccati fossero come scarlatto, diventeranno bianchi come neve’”.

Scoperte, progressi, invenzioni: quale messaggio daresti a noi oggi che ci crediamo sempre più potenti? Che sappiamo manipolare ogni cosa con le nostre tecnologie, anche la vita? Che pretendiamo di fare a meno di Dio?

“Avvertire la propria debolezza è segno di saggezza, perché le certezze che scaturiscono dall’uomo sono pallide e vacillano in fretta. Solo nell’esperienza vera della nostra povertà possiamo riscoprire la ricchezza della fiducia nel Signore e anche la nostra libertà. Infatti ‘i giovani si stancano e si affaticano, gli adulti inciampano e cadono, ma quelli che sperano nel Signore rinnovano le loro forze, mettono ali come aquile, corrono senza affaticarsi, camminano senza stancarsi’. Ma per sentire vera fiducia nel Signore devi essere povero. Ma sinceramente, perché nulla è più fastidioso di una falsa povertà”.

Tu sei vissuto in un’epoca difficile, aspra, anche cattiva. Oggi è ancora così, forse è sempre stato così. Eppure hai scritto che ‘il lupo dimorerà insieme con l’agnello, la pantera si sdraierà accanto al capretto’. Ma quando? “Il programma è uno solo: conversione: viva, concreta, di ogni istante. Perché ogni uomo sarà giudicato su quello che leggi nel Vangelo, che già avevo anticipato con le mie parole: ‘spezza le catene inique, sciogli i legami del giogo; rimanda liberi gli oppressi e rompi i loro ceppi; dividi il pane con l’affamato, accogli in casa i senzatetto, rivesti chi è ignudo’. Si tratta di capovolgere i nostri schemi e di capire finalmente che nel nuovo regno i beati sono i miti, i poveri, gli operatori di pace, i puri di cuore; anche coloro che sono perseguitati a causa della giustizia e coloro che piangono. È una rivoluzione: l’unica vera. E il suo campo d’azione è uno solo: il cuore dell’uomo, per poi cambiare la storia”.